HomeIntrattenimentoCon OnlyFans in vendita, come si riorienta il mercato? Il caso TipMeOn

Con OnlyFans in vendita, come si riorienta il mercato? Il caso TipMeOn

La possibile cessione di OnlyFans agli investitori apre scenari di cambiamento: tra incertezze e nuove opportunità, piattaforme come TipMeOn provano a ridisegnare la visibilità dei creator.

La notizia che OnlyFans stia trattando la vendita con un gruppo di investitori ha rimesso al centro una domanda che il settore creator si pone da tempo: quanto dipende il lavoro dei creatori dalla piattaforma su cui pubblicano, e quanto le piattaforme dipendono — a loro volta — dai creatori che tengono in piedi il catalogo?
Le indiscrezioni parlano di una valutazione intorno agli 8 miliardi di dollari e di un interesse guidato da realtà finanziarie statunitensi; in ogni caso, il solo fatto che la società abbia aperto una fase esplorativa è un segnale di cambiamento che il mercato non può ignorare.
(Fonti: Reuters https://www.reuters.com/markets/deals/onlyfans-explores-sale-2025-05-30/ ; Financial Times https://www.ft.com/content/onlyfans-sale-2025 )

In questo scenario, i paragoni diventano inevitabili. OnlyFans e piattaforme simili (Fansly, ecc.) hanno costruito un modello che funziona soprattutto quando il creatore è anche il proprio distributore: apre il profilo, attiva i paywall e poi deve “portare dentro” la domanda, soprattutto dai social. In pratica, l’onere di attrarre clienti resta sulle sue spalle: il traffico arriva dall’esterno e, una volta entrato, spesso diventa patrimonio dell’ecosistema della piattaforma. È un meccanismo noto, efficiente per chi ha già community ampie, ma impegnativo per chi parte da zero o non può investire stabilmente in marketing.

È qui che s’inserisce TipMeOn, non come “sostituto”, ma come impostazione diversa del funnel. L’idea è semplice: mantenere la possibilità per il creator di monetizzare come altrove (pubblicando contenuti a pagamento e gestendo la relazione uno-a-uno) ma aggiungere un vantaggio spesso assente nei modelli tradizionali, cioè una visibilità nativa all’interno della piattaforma. In altre parole: oltre al pubblico che il creator porta con sé, esiste il pubblico che già naviga su TipMeOn — e quello che arriverà — che può scoprire nuovi profili mentre esplora il catalogo. È una differenza sottile ma sostanziale, perché sposta una parte del rischio dall’individuo all’ambiente: non si monetizza solo se si vince la “guerra dell’attenzione” sui social, ma anche se si viene trovati mentre gli utenti sfogliano.

Questo non significa che su TipMeOn la promozione personale non serva più. Serve eccome, e rimane decisiva per consolidare la relazione. Cambia però il contesto: la scoperta non dipende esclusivamente dalle campagne esterne del creator, e non si esaurisce davanti a un singolo paywall. L’utente che sta già guardando ha più occasioni di incrociare contenuti nuovi, salvare ciò che gli piace, tornare su un profilo e — se non è ancora “fan” — diventarlo. Per chi crea, questo si traduce in due risultati concreti: (1) un allargamento del top-of-funnel, perché si viene esposti a persone che non arrivano necessariamente dai propri social; (2) una riduzione dei “punti di attrito” nell’esperienza di fruizione.

Dal punto di vista editoriale, l’approccio favorisce formati seriali e percorsi tematici. Le mini-serie (foto o video) non restano “pezzi isolati” che vivono e muoiono nel feed personale, ma possono essere scoperti anche a posteriori, quando qualcuno naviga dentro categorie o collezioni. Questo allunga la vita del contenuto e rende più razionale il lavoro di produzione: non solo l’ultimo post, ma anche l’archivio contribuisce a generare attenzione e ritorno. Chi lavora con commissioni e richieste su misura può trarne un beneficio indiretto: più scoperte casuali significano più messaggi privati, più conversazioni utili, più possibilità di trasformare la curiosità in relazione.

C’è poi un aspetto “macro” che la potenziale vendita di OnlyFans mette a fuoco. Quando una piattaforma cambia assetto proprietario, gli editori digitali (perché i creator, di fatto, lo sono) temono tre cose: la riallocazione delle priorità di prodotto, l’eventuale revisione delle policy e l’impatto sui pagamenti. Nessuno ha la sfera di cristallo: le trattative possono durare mesi, e potrebbero anche non chiudersi. Ma è legittimo che i creator si chiedano come diversificare il rischio. In quest’ottica, TipMeOn diventa un “secondo binario” prudente: si può continuare a lavorare sui canali già attivi e, al contempo, presidiare un luogo in cui la visibilità non dipende soltanto dal traino esterno. L’equilibrio migliore, probabilmente, sta nell’uso combinato: portare i fan storici dove si è più forti, e lasciare che la piattaforma aiuti a incontrare chi ancora non conosce il profilo.

Infine, una nota di metodo. Parlare di piattaforme senza trasformare l’analisi in pubblicità richiede di guardare ai trend, non agli slogan. Il trend oggi è questo: i creator cercano ambienti che non chiedano solo di “spingere” dall’esterno, ma che sappiano anche “tirare” dall’interno, generando scoperte spontanee. Se la vendita di OnlyFans dovesse andare avanti, il mercato cercherà conferme o smentite su questa direzione. Nel frattempo, TipMeOn rappresenta una strada concreta per testare un’idea semplice: che la visibilità sia un bene condiviso — alimentato dai creator — e redistribuito a chi merita di essere trovato. E, per chi crea, questo è già un passo avanti.

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