Il patrimonio culturale intangibile del Marocco riguarda la sua popolazione, che si distingue per le sue origini, i berberi stanziati nelle regioni montuose e gli arabi. I cittadini berberi possono essere a loro volta suddivisi in tre ceppi etno-linguistici: il popolo del Rif, chiamati anche Riffi o Riffians, che abitano la catena omonima; la gente Tamazighit che si trova sul Medio Atlante e i Shluh dell’Alto Atlante.
Dopo anni di matrimoni misti, la principale differenza è di carattere linguistico, tuttavia, oggi il bilinguismo arabo e berbero è divenuto molto comune. La popolazione araba discende dei beduini arabi o dai Mori cacciati dalla Spagna, parlano arabo che si differenzia in almeno tre dialetti e francese come seconda lingua.
Il francese è riconosciuto dallo Stato, mentre ciò non avviene per il berbero, fatto che dà luogo alla descolarizzazione dei ragazzi. Gli arabi e i berberi insieme costituiscono circa il 99,1% della popolazione marocchina, la restante parte è una minoranza ebrea (in larga parte emigrata), una minoranza di persone africane, europee subsahariane e gli Gnawa, discendenti dai neri o misti di schiavi e Moriscos, i musulmani europei espulsi dalla Spagna.
Abiti del Marocco
Passando al patrimonio culturale tangibile marocchino si può notare la sua vastità , in quanto non riguarda solo tappeti, gioielli e artigianato, ma anche e soprattutto gli abiti tradizionali, che rispecchiano la mescolanza etnica del paese. I capi principali sono il Djellaba e il Caftano, abiti raffinati che evocano lo stile lussuoso di questo paese. Il primo è indossato sia dalle donne che dagli uomini, la versione femminile è un abito lungo e ampio con maniche lunghe e cappuccio, quello maschile è sempre ampio, a strisce verticali o monocolore; gli uomini nelle occasioni importanti indossano il copricapo abbinato rosso, il Fez.
Il kaftano, risalente alla civiltà greco-romana, era un abito per il ceto nobile, oggi è stato sdoganato ed è preferito durante le cerimonie. Si tratta di un abito lungo e morbido, realizzato sia a maniche corte che lunghe, ornato con perline e paillettes cucite su tessuti come lana, cotone o seta. Un abito indossato solo dalle donne è il tackchita, si tratta dell’abito più formale riservato per le occasioni speciali, composto da due pezzi: un sotto-vestito e un soprabito dal design lavorato e particolare. Viene indossato con una cintura larga chiamata Mdama per renderlo più aderente in vita. La classe, l’eleganza e l’ospitalità sono tre fattori costanti in Marocco.
Prendere il tè in Marocco
Prendere il tè in Marocco non è solo un momento di pausa, ma è un vero e proprio rituale che va avanti dal XII secolo a.C. Durante un viaggio in Marocco, potrai notare che il tè viene consumato a qualsiasi ora del giorno, anche 20/30 volte al dì e nelle occasioni speciali, quando si accoglie un ospite a casa o quando si celebra una cerimonia, perciò non provare a rifiutare il whisky berbero”, anche detto “tè alla menta del Maghreb, perchè verrebbe considerato come una scortesia, dato che la preparazione rappresenta un’arte cerimoniale tramandata di generazione in generazione. Il rituale prosegue anche mentre si beve: va gustato e assaporato in piccoli sorsi, infatti i bicchieri sono piccoli, in vetro ricchi di decorazioni colorate. In Marocco il tè caldo si beve anche durante l’estate, poichè così facendo il corpo viene raffreddato. Nelle tazze di tè marocchino si trovano tre ingredienti principali: foglie di tè, la varietà Gunpowder, zucchero e menta verde. Il tè marocchino è un equivalente del tè verde, ma con un sapore più forte, poi migliorato con l’aggiunta della menta fresca, impossibile resistere!